Uscire dalla violenza è possibile!
In Lombardia esiste una rete di servizi per accogliere, consigliare, orientare, proteggere e accompagnare le donne durante tutti i passi necessari a uscire dalla situazione di violenza e a ritrovare la loro autonomia.
Se stai vivendo una situazione di violenza nelle tue relazioni familiari, tutela la tua sicurezza e quella dei tuoi figli e delle tue figlie!
Una relazione con un uomo violento, oltre a creare traumi a livello emotivo, relazionale, psicologico a te e ai tuoi figli e figlie, può mettere in pericolo le vostre vite.
Insieme possiamo fermare la violenza sulle donne, rivolgiti a un Centro Antiviolenza: ti offrirà gratuitamente supporto e servizi nel rispetto della tua riservatezza e dell’anonimato.
Cerca il centro antiviolenza più vicino
Con DGR n. XII/1073 del 9 ottobre 2023 è stato istituito l'Albo regionale dei Centri Antiviolenza e delle Case Rifugio previsto all'art. 3 della l.r. 3 luglio 2012, n. 11.
Possono iscriversi gli enti locali e i soggetti giuridici privati non profit previsti dalla legge regionale n. 11 del 3 luglio 2012 e dall’Intesa Stato-Regioni del 2022 così come specificati negli allegati A) e B) alla delibera richiamata e presente in allegato in fondo alla pagina.
I soggetti giuridici in possesso dei requisiti potranno presentare domanda di iscrizione in ogni momento dell'anno.
Per saperne di più sulle procedure di iscrizione puoi consultare la pagina dedicata cliccando qui.
DGR n. 1073 del 9 ottobre 2023 e relativi allegati
I Centri antiviolenza offrono servizi di prevenzione e accoglienza, a titolo gratuito e in anonimato, a tutte le donne vittime o esposte a rischio di violenza maschile e alle loro figlie e figli minori, allo scopo di garantir loro protezione e supporto adeguati, indipendentemente dal luogo di residenza. Sostengono percorsi personalizzati di fuoriuscita dalla violenza utilizzando la metodologia dell’accoglienza basata sulla relazione tra donne, e si rivolgono a donne di ogni età e provenienza.
Nei centri antiviolenza presta servizio esclusivamente personale di sesso femminile che offre i seguenti servizi:
- ascolto, attraverso colloqui telefonici, on line o in presenza, e informazioni su normative, diritte, servizi e strade praticabili per uscire dalla violenza;
- orientamento sociale: sostegno, accoglienza e accompagnamento attraverso colloqui strutturati per costruire insieme all’interessata un percorso personalizzato di fuoriuscita dalla violenza;
- supporto psicologico attraverso percorsi individuali e/o gruppi di auto mutuo aiuto, eventualmente anche appoggiandosi ai servizi sanitari territoriali specialistici;
- supporto legale: colloqui di informazione e di orientamento di carattere legale in ambito sia civile, sia penale, di immigrazione e lavoro, e informazione e aiuto per l’accesso al gratuito patrocinio*, in tutte le fasi dei procedimenti;
- ospitalità in raccordo con una casa rifugio se, a seguito di valutazione del rischio, si ritiene necessario per la donna lasciare il proprio domicilio per ragioni di sicurezza;
- Molti Centri antiviolenza offrono mediazione linguistico-culturale, alcuni solo su richiesta: informati e chiedi.
I centri antiviolenza non possono in nessun caso applicare tecniche di mediazione familiare o di conciliazione con l’autore del reato di maltrattamento.
Per operare, i Centri antiviolenza della Lombardia devono essere iscritti a un apposito Albo regionale: se sei un ente del terzo settore che contrasta la violenza maschile contro le donne, clicca qui per le informazioni sulle iscrizioni all’Albo regionale dei Centri antiviolenza, delle Case rifugio e delle Case d’accoglienza.
Sportelli dei centri antiviolenza
I centri antiviolenza sono presenti capillarmente su tutto il territorio lombardo con le loro sedi, ma anche attraverso sportelli informativi che possono garantire un primo contatto e accoglienza con una delle operatrici. Gli sportelli spesso si trovano presso le sedi di altri servizi e istituzioni (per esempio uffici comunali, AST, ospedali), per garantire una maggiore accessibilità alle interessate anche durante il disbrigo di altre pratiche.
Dopo il primo contatto le donne possono decidere di avviare un percorso di uscita dalla violenza, i centri le garantiranno consulenze legali e psicologiche, servizi per i figli minori, supporto nella ricerca lavoro e della casa. Questi servizi minimi sono gratuiti.
(*) Le donne vittime di violenza maschile possono richiedere l’ammissione al patrocinio a spese dello Stato in ambito penale. Per maggiori informazioni consultare il file allegato.
Patrocinio gratuito
In caso di emergenza o nel caso le operatrici del centro antiviolenza valutino che sussiste un pericolo reale e immediato per l’incolumità della donna, possono garantire protezione a lei e a eventuali figli minori presso una casa rifugio, luoghi sicuri e protetti dove le donne e le loro figlie o figli possono costruire il proprio percorso verso l’autonomia e uscire dalla condizione di violenza.
Più in dettaglio, le case rifugio sono strutture dedicate a indirizzo riservato o segreto, che ospitano a titolo gratuito le donne e le loro figlie o i loro figli minori che necessitano di allontanarsi per questioni di sicurezza dalla loro abitazione usuale, garantendo loro protezione indipendentemente dalla residenza e dalla cittadinanza, e che abbiano o meno denunciato i maltrattamenti alle autorità preposte.
Le case rifugio possono essere di tre tipologie, in relazione al livello di rischio e alla fase del percorso di fuoriuscita dalla violenza, e operano sempre in collaborazione con il centro antiviolenza di riferimento:
- per la pronta emergenza, quando le donne devono allontanarsi improvvisamente dal loro domicilio a fronte di gravi rischi;
- per la protezione delle donne e di eventuali loro figli e figlie, laddove con il centro antiviolenza valutino che ricorrano motivi di sicurezza (protezione di primo livello), quando cioè la convivenza con il maltrattante sta diventando pericolosa per la loro incolumità o quando l’ex-convivente possa costituire una minaccia;
- per l’accompagnamento verso la semiautonomia (protezione di secondo livello), ovvero quando dopo aver lasciato il proprio domicilio per sottrarsi alla violenza del maltrattante, le donne si ricostruiscono una vita, spesso con un nuovo lavoro e la necessità di procurarsi un alloggio che non sia noto al maltrattante.
Nelle case rifugio opera esclusivamente personale femminile, è vietato a qualsiasi titolo l’accesso agli autori di violenza, che non devono essere in nessun caso messi a conoscenza dell’indirizzo. Anche nel caso in cui il giudice minorile dia loro il permesso di vedere i loro figli o figlie, gli incontri devono avvenire lontano dalla casa rifugio, in uno spazio controllato.
Le case rifugio, oltre a offrire protezione e ospitalità, collaborano con i centri antiviolenza che seguono le loro ospiti, forniscono alle loro figlie e ai figli minori servizi educativi, supporto scolastico e strumenti per superare il trauma della violenza assistita.
Le case rifugio, come i centri antiviolenza, non possono in nessun caso applicare tecniche di mediazione familiare o di conciliazione con l’autore del reato di maltrattamento.
In caso di emergenza o nel caso le operatrici del centro antiviolenza valutino che sussiste un pericolo reale e immediato per la l’incolumità della donna, possono collocarla in protezione con eventuali figlie e figli minori presso case rifugio. Queste strutture sono luoghi sicuri e protetti dove le donne e i loro figli possono costruire il proprio percorso verso l’autonomia e uscire dalla condizione di violenza.
I centri antiviolenza sono inoltre collegati a una rete di servizi e istituzioni locali per garantire un intervento tempestivo a 360 gradi a favore delle donne che chiedono un aiuto. Tutti i servizi e gli interventi vengono concordati all’interno di un percorso condiviso con la donna vittima di violenza maschile.
Le 27 reti territoriali interistituzionali antiviolenza attive in Lombardia coprono il 100% del territorio regionale. Ogni rete, coordinata da un ente locale capofila, permette una collaborazione in stretto raccordo tra centri antiviolenza, case rifugio, servizi sociali e sanitari e forze dell’ordine, per poter garantire sempre, soprattutto in situazioni di emergenza e pericolo, un pronto intervento in favore delle vittime e dei loro figli e figlie minori.