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La violenza contro le donne: come si manifesta

I maltrattamenti contro le donne hanno luogo quasi sempre all’interno delle mura domestiche e gli aggressori più probabili sono il partner, un ex partner o altri uomini conosciuti. La violenza si presenta in varie forme non sempre facilmente identificabili: i maltrattamenti non sono solo fisici o sessuali, ma anche psicologici ed economici.

La violenza si sviluppa in modo graduale, quasi sempre crescente e ciclico. Gli episodi violenti crescono di intensità nella vita quotidiana fino allo scoppio della tensione, a cui segue un periodo di calma fino all’episodio seguente: minacce, aggressioni verbali, umiliazioni, percosse, omicidio.

Dopo l’episodio di violenza il maltrattante quasi sempre si calma e vuol «farsi perdonare» giurando che non succederà più, ma non sarà così.

La speranza che il partner cambi, che tutto «torni come prima», è spesso la ragione principale che tiene per anni le donne vittime di maltrattamenti al fianco del partner violento. La donna che subisce maltrattamenti spesso fatica a riconoscere che ciò che sta vivendo è violenza. Tenderà a minimizzare, sentirsi in colpa e nascondere ciò che le sta accadendo vivendo in uno stato d’ansia e profondo disagio psicologico.

La violenza contro le donne rappresenta una delle principali cause di morte delle donne in tutto il mondo senza distinzione d’età, livello d’istruzione o classe sociale. In Italia ogni due giorni viene uccisa una donna per mano del proprio partner attuale o ex.

In Lombardia, nell’anno 2022 (fonte: rilevazione ISTAT 1° gennaio 31-dicembre 2022), le donne in carico ai centri antiviolenza sono state 3.086.

Le donne occupate, in forma stabile o precaria, sono più della metà di quelle che si rivolgono ai servizi antiviolenza (55,5%). Possiedono un titolo di studio medio o medio-alto. Nel complesso le donne con un diploma di scuola secondaria superiore (44,31% nel 2022 contro 36,8% nel 2021) e di laurea (15,5% nel 2022 contro 13,5% nel 2021) costituiscono più della metà dei casi, e il livello di scolarizzazione tende a crescere nel tempo.

Dal punto di vista dello stato civile, risulta che sono coniugate il 39,61% delle donne vittime di violenza maschile, mentre risultano anagraficamente nubili per il 40,45%. Il 50,44% di loro ha figli/e minori. Sono prevalentemente cittadine italiane (65,2%), in minima parte di altri paesi Ue (4,27%) e provenienti da paesi esterni all’Unione per il 30,56%.

Sono soprattutto donne adulte, le fasce d’età maggiormente interessate sono quella 35-44 anni (30%) e 45-54 (25,38%).

Le forme di violenza subite sono multiple e riguardano soprattutto la violenza psicologica, corrispondente al 31,82% delle tipologie di violenza riferite dalle donne ai centri antiviolenza. Seguono, in termini di incidenza, la violenza fisica (24,03%), la violenza di tipo economico (12,7%) e lo stalking (7,2%).

I maltrattamenti nascono perlopiù in contesti familiari: sono infatti i mariti (35,74%) a essere indicati dalle donne come autori delle violenze; seguono i conviventi (13,57%) e, successivamente, gli ex-conviventi (7,91%).

Con riferimento ai servizi erogati, al primo posto vi è la richiesta di ascolto (28,1%), seguita dall’accoglienza (18,69%), dalla consulenza legale e dal supporto al percorso giudiziario (14,93%). Sono stati conclusi 129 dei percorsi avviati e gli obiettivi raggiunti vedono al primo posto l’autonomia abitativa (in 48 casi), al secondo l’autonomia economica (43 casi) e al terzo l’allontanamento dal maltrattante (38 casi).